Acqua, Terra, Fuoco, Aria.
Molto tempo fa nel mondo regnava la più completa armonia, poi tutto cambiò quando la nazione del Fuoco decise di attaccare. Solo l’Avatar, padrone di tutti e quattro gli elementi poteva fermarli, ma quando il mondo aveva più bisogno di lui scomparve.
È così che inizia una delle migliori serie animate che io abbia mai visto. Sto parlando di Avatar: La leggenda di Aang (anche conosciuta con il titolo inglese Avatar: The Last Airbender). Forse qualcuno la guardava da bambino sui classici canali di cartoni animati. Io, invece, l’ho scoperta solo di recente: evidentemente ho vissuto la mia infanzia sotto una pietra, perché sono anche una delle poche a non aver mai usato MSN...
Avatar: La leggenda di Aang è ambientato in un tempo passato e in un mondo fantastico, costituito (in tempi di pace) da quattro nazioni: la tribù dell’Acqua, il regno della Terra, la nazione del Fuoco e i nomadi dell’Aria. Oltre alla gente comune, in questo mondo esistono alcune persone speciali che possiedono il cosiddetto dominio, ovvero riescono a controllare uno dei quattro elementi naturali. L’equilibrio tra gli elementi assicura la pace, ma quando uno di essi prende il sopravvento, il mondo cade nel caos.

I dominatori possono controllare solo l’elemento corrispondente alla propria nazione, ma esiste un dominatore in particolare, uno solo nello spazio e nel tempo, che invece può dominare tutti e quattro gli elementi: l’Avatar. La parola “Avatar” significa incarnazione di una divinità e l’Avatar è proprio questo: un dio potente che mantiene in equilibrio il mondo, ma allo stesso tempo è anche umano, un uomo o una donna che vive tra la gente comune. Inoltre, l’Avatar è sempre e solo uno, lo stesso spirito che si reincarna all’infinito.
All’inizio della serie il mondo è nel caos: la nazione del Fuoco vuole conquistare il mondo e già i nomadi dell’Aria sono estinti. Il leader supremo non si accontenta di invadere gli altri territori, ma vuole trovare l’Avatar, così da controllare tutti gli elementi ed essere invincibile. Unico problema: l’Avatar sembra essere scomparso da quasi 100 anni… ma un giorno, mentre i fratelli della tribù dell’Acqua, Katara e Sokka, sono alle prese con i loro bisticci, si imbattono in un uno strano iceberg in cui riposa Aang, l’ultimo dominatore dell’Aria superstite. L’Avatar.
Aang è ancora un ragazzino – nonostante i 100 anni di ibernazione e i suoi centinaia di anni di vite passate – ma conosce il destino che lo aspetta: riportare equilibrio nel mondo.

In questa impresa non sarà solo! Con lui ci saranno la dominatrice dell’Acqua Katara e suo fratello Sokka (just a guy with a boomerang), insieme ad Appa, il bisonte volante sul quale viaggeranno. Purtroppo il trio sarà accompagnato anche da un altro, più sgradevole compagno di viaggio: Zuko, erede al trono della nazione del Fuoco, diseredato e alla ricerca disperata dell’Avatar proprio per riscattare il proprio onore. Aang dovrà prima di tutto imparare a dominare gli altri elementi e, solo quando sarà pronto, mettere fine alla guerra. Tra uno scontro e l’altro, ci sarà tempo di stringere amicizie, fare esperienze, divertirsi e soprattutto crescere.
Il punto di forza della serie sono i personaggi, tutti caratterizzati in modo unico e soprattutto attingendo a una vasta gamma di modelli. C’è Toph, una bambina cieca, che grazie al suo dominio della Terra riesce a vivere in armonia con l’ambiente esterno. C’è Suki, una guerriera Kyoshi che combatte per la resistenza; Iroh, lo zio di Zuko, un anziano saggio e fissato con il the, che saprà darvi i migliori consigli di vita, e molti altri ancora. Il character developement che ognuno di questi personaggi affronterà nel corso delle tre stagioni è davvero meraviglioso. Di solito è difficile essere contenti della conclusione dei singoli personaggi, ma con Avatar posso ritenermi soddisfatta: ogni personaggio ha avuto ciò che meritava (soprattutto Zuko).


Un grande apprezzamento va anche al world building, ovvero tutto ciò che riguarda l’ambientazione e la lore, per il quale i creatori hanno fatto accurate ricerche, ripagate dall’apprezzamento dei fan. Il mondo di Avatar si ispira all’arte e alla mitologia asiatica, combinando influenze cinesi, coreane e indiane, il tutto in modo rispettoso e anche divulgativo. Dal punto di vista visivo, queste influenze si notano negli abiti e nello stile di combattimento di ogni nazione: l’aspetto di Aang ricorda quello di un monaco buddhista, i dominatori dell’Acqua vestono con parka Inuit e combattono in stile Tai Chi. Nel regno della Terra ci sono influenze coreane; infine, gli abiti dei dominatori del Fuoco sono ispirati al sud-est asiatico e combattono in stile Shaolin.

Ogni nazione, quindi, ha una propria identità e alla fine vi sentirete di aver compiuto un vero viaggio in queste culture e di conoscerne meglio i principi, soprattutto spirituali. L’aspetto “morale”, infatti, non è da sottovalutare: personaggi come Aang, Iroh e gli altri guru che il gruppo incontrerà nel corso della storia, sapranno toccarvi davvero il cuore con le loro parole e farvi scendere quel tipo di lacrime che ti fanno sentire bene quando le versi. Alla fine, la morale è questa: guarda dentro te stesso e non aver paura di scoprire la verità, anche se non è la verità che ti aspetti. Penso che guardare Avatar sia un buon modo per comprendere meglio la stratificazione delle nostre emozioni.

Adesso, so cosa starete pensando: va bene, è una serie culturalmente interessante, introspettiva, ben scritta, ma… io vorrei guardare qualcosa per divertirmi! Ancora una volta, Avatar fa al caso vostro! Prima di tutto è una serie che diverte: vi ritroverete a ridere alle battute stupide di Sokka, ai commenti sarcastici di Toph e alle disavventure del venditore di cavoli. Tutti gli aspetti più “seri” sono immersi in questo piacevole substrato: questa serie è precious e wholesome.

Fidatevi di me e guardate questa serie (disponibile su Netflix): lasciatevi stupire nello stesso modo in cui io, una 24enne, mi sono commossa davanti a una serie per ragazzini. Esistono pochi prodotti mediatici che, seppur scritti per un certo target, riescono a comunicare il loro messaggio a tutti, e Avatar è tra questi.
Alessia