«L’omosessualità non è una malattia […] ma la malattia è l’omofobia, e alla base di questo ci sono le stesse molle che aizzavano i nazisti»
Non credo (non posso credere) che l’omofobia sia una malattia, perché questa definizione la giustificherebbe. La mia solita vena critica è impaziente: lasciatemi spiegare!
Se l’omofobia fosse una malattia, potremmo giustamente paragonarla ad altre fobie, come l’idrofobia, l’acluofobia, l’ofidiofobia – che sono tutte valide e hanno ragioni per esistere: senza saper nuotare si può affogare, nel buio può nascondersi un pazzo maniaco e anche un serpente velenoso può uccidere.
Al contrario l’omofobia non è una fobia: gli omosessuali non sono più criminali o più indecenti degli etero, non sono velenosi e non mordono. Sarebbe quasi più sensato parlare della generica paura delle persone: un’esasperazione, certo, ma guardando in faccia la realtà, non mi sembra una cosa tanto ingiustificata.
L’omosessualità non è una malattia contagiosa da scansare: ho paura dell’ebola, perché ha ucciso e continua a farlo. Essere gay non ha mai ucciso nessuno – ah, no, scusate.
«Alla base di tutto c’è sempre un problema culturale […] per questo la migliore prevenzione ha un solo nome: educazione» e un po’ salvano la discussione.
Mi piacciono le parole, soprattutto quelle giuste e ho capito quello che intendeva fare il professor Jannini: una frase ad effetto proprio niente male. Nella mia mente, gli ho anche dato una pacca sulla spalla, ma bisogna stare attenti alle definizioni: se l’omofobia fosse realmente una malattia, quante violenze sarebbero tecnicamente scusate davanti alla legge?
In un processo, ci si potrebbe appellare allo stato di infermità mentale, ottenendo delle attenuanti – in verità dando una giustificazione all’intolleranza e al pregiudizio.
La mia immaginazione corre troppo? Spero di sì e spero perdonerete questo mio discorso esasperato. A proposito di fobie, avete mai sentito parlare di eterofobia?
Alessia xx
acluofobia: paura dell’oscurità e del buio