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Journal entry #4

Adesso che sono all’università, un po’ rimpiango le ore di filosofia del liceo, che mi facevano venire in mente idee strampalate. Ammetto che una delle mie prime “preoccupazioni” quando ho lasciato la scuola superiore (ormai due anni fa, time flies) è stata proprio: adesso chi punzecchierà il mio cervello con strane domande? Chi mi farà riflettere su cose fuori dall’ordinario?

Invece la fortuna (o sfortuna) è arrivata dopo non troppo tempo, quando ho iniziato a seguire il corso di linguistica generale. Lezioni più confusionarie che mai, ma la cosa che conta è stata la prima lezione, in cui il prof ha citato un famoso linguista, Roland Barthes:

 On échoue toujours à parler de ce qu’on aime.

La storia dietro la traduzione di questa frase mi ha molto affascinato e da lì è scaturita un’idea da aggiungere al mio journal.

È ufficialmente tradotta come “si fallisce sempre quando si parla di qualcosa che si ama”. Il verbo échouer è stato tradotto come fallire e in generale la traduzione sembra voler comunicare che non saremo mai in grado di esprimere attraverso le parole ciò che amiamo. (Piuttosto triste, lo so)

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Tuttavia échouer nell’originale francese ha diversi significati, tra cui quello di “arenarsi, incagliarsi”. Quest’altro significato apre la strada verso una traduzione completamente diversa: quando parliamo di qualcosa che amiamo, rimaniamo bloccati, proprio come una nave incastrata tra gli scogli. E per quale motivo una nave potrebbe arenarsi? A causa delle sirene. Tutte le cose che amiamo – e di cui amiamo parlare – sono le nostre sirene. Non possiamo fare a meno di scrutare l’orizzonte alla loro ricerca, e anche quando non le stiamo cercando, quelle sirene ci chiamano e ci attirano, che lo vogliamo o meno. E noi lo vogliamo

Questa è tutto: quando parliamo di qualcosa che amiamo, ci incastriamo nelle nostre stesse emozioni e proprio non riusciamo a cambiare soggetto. E quando, invece, stiamo parlando di altro… finiamo sempre con il parlare di ciò che amiamo. Un cerchio senza fine.

Alessia

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Journal entry #3

Non mi sono dimenticata del mio journal! Tuttavia nel mese di agosto ho avuto ben poca ispirazione e completare l’iscrizione all’università è stato un vero incubo… Credo di essermi sentita in colpa, quindi ho recuperato velocemente, improvvisamente inspirata dalla vita vera: preparatevi quindi per un paio di disegni autobiografici, ma non perfettamente in proporzione.

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Ya’aburnee è una parola araba che significa letteralmente: seppelliscimi. Indica il desiderio un po’ macabro che l’amante muoia prima dell’amato perché senza quello, la vita dell’amato sarebbe insopportabile. Credo sia la definizione perfetta per la storia di Patroclo e Achille.tumblr_owtvgfYkmV1secscao1_540Cronache del gay pride di Bari: che ci crediate o meno, tutto questo è successo veramente. É stato un momento davvero commuovente!PhotoGrid_1505825713552Sono pugliese e solo quest’estate ho assaggiato i fichi d’india? É un fatto molto grave che rasenta il disonore! Non mi ero mai accorta di quante piante di fico ci fossero nella mia zona e adesso ogni volta che passo per le campagne, non posso fare a meno di notarli… e pensare a quanti posso mangiarli senza fare indigestione.CatturaSe non avete mai ascoltato il discorso dell’astrofisico Neil deGrasse Tyson, The Most Outstanding Fact, rimediate subito. Ha il potere di far rinascere in voi l’amore per l’Universo, di farvi sentire parte integrante dell’armonia dei pianeti. É una delle persone più belle di questo pianeta.

 

Alessia xx
(trovate qui le pagine precedenti del mio journal)